30 aprile 2012

Linea d'Ombra-Festival Culture Giovani 2012: 1/5 CortoEuropa

Nel commentare i cortometraggi ho deciso di riportare la sinossi pubblicata dalla direzione della rassegna sulle schede informative dei cortometraggi, di riportare altresì il mio commento pubblicato “a caldo” sul sito del Festival dopo la visione del corto, il voto assegnato in qualità di giurato-web e infine il mio commento attuale.

Armadiggen (di Philipp Kaessbohrer, Germania 2011)

Walter vive con sua moglie Helga in una fattoria isolata nel nord della Germania. La loro vita viene completamente stravolta dalla notizia che un asteroide colpirà la terra, distruggendo l’umanità. Walter fa di tutto per tenere nascosta la tragedia a sua moglie, cercando di trascorrere “un meraviglioso ultimo giorno sulla terra con lei…

Un corto che concentra in pochi minuti lo "spazio" di un intero film. Il plastico con la stazione e il paesino come "surrogato" di un mondo colpito dai meteoriti, poi rappresentazione onirica delle paure di un anziano in attesa della catastrofe, è una ciliegina sulla torta. Uno dei migliori del festival.

 Voto 4

 Interessante l’incipit con il plastico della stazione e del paesino in casa di Walter, lo stesso plastico che diventa metafora della distruzione del pianeta bombardato e incendiato dalle meteore provenienti dallo spazio per poi risultare il contenuto del sogno e delle ansie di Walter risvegliatosi in un mondo già al sicuro. La routine quotidiana di due vecchi coniugi, scompaginata da un evento eccezionale, non conduce a struggenti dichiarazioni e patetiche confessioni, come nuovo ritrovato amore o altro, ma alla bellissima immagine di Walter che la notte prima della catastrofe abbraccia Helga a letto. Il giorno dopo poi si ricomincia… ecco una mosca sul tavolo che deve essere schiacciata.  Sono stato a lungo indeciso se assegnare addirittura un cinque, però, anche se il film si sofferma soprattutto su Walter, avrei  preferito un maggiore coinvolgimento della moglie o una sequenza in più dedicata al “muro” di noia e routine alzato tra i due anziani.



 Baggages (di Danis Tanović, Bosnia Herzegovina, 2011)

Dopo alcuni anni, Amir ritorna in Bosnia- Erzegovina, al fine di prendere in custodia i resti dei suoi genitori. Essi sono stati uccisi durante la guerra, ma i loro corpi non sono stati subito recuperati . Amir decide anche di visitare il luogo in cui è nato. Lì, oltre ad una casa diroccata, c’è anche un amico che ha dimenticato e coloro che sanno di lui più di quanto egli conosce se stesso.

Un corto essenziale, asciutto, ma anche emozionante. La sequenza dei poveri resti messi nelle valigie come uniche reliquie rimaste di tutto un mondo perduto, è insuperabile.

Voto 4

Amir è un ostinato uomo di poche parole in cerca delle spoglie dei genitori uccisi durante la guerra bosniaca deciso a recuperare quel poco che gli è rimasto del passato. La sua ricerca lo porta a ritrovare le ossa sparse in un bosco. La sequenza finale, in cui Amir pone i resti dei suoi in una valigia, è di un impatto emotivo straordinario in quanto sintesi estrema della sofferenza. Potere almeno piangere davanti alle spoglia dei propri cari: questa è la ricerca ostinata di un uomo tornato nella sua terra natale. Non una caccia al tesoro, quindi. Qui l’oggetto del desiderio è il recupero del proprio passato. Anche in questo caso avrei prolungato la sequenza del bar e il rapporto con il vecchio amico focalizzando meglio la rinascita della fiducia reciproca.


 
Chasse à l’ane (di Maria Nicollier, Svizzera 2011)

Tre giapponesi, amanti della carne d’asino, si trovano da Sakado, un loro amico macellaio. Attratti dal sapore esotico di questo piatto, decidono di acquistare l’asino Igor per poterlo gustare. Per le vie del mercato di Komoro, addobbate con ghirlande, candele per le feste di Natale, Takeo, Jun e Hiroshi gongolano pensando al loro progetto.

 Probabilmente non sono riuscito a entrare in sintonia con quest'opera che mi sembra insulsa e tirata via.

Voto 2

Forse il peggiore di tutti anche se probabilmente non sono riuscito a comprendere in pieno il senso di questo lavoro. Le sequenze nella cucina in cui ci si ciba di ottima carne d’asino e le sequenze con l’asino sembrano slegate. Il rispetto dei giapponesi per l’animale,  ritenuto sacro dopo averlo visto in un presepe di una vetrina accanto a Gesù bambino, non è sufficiente a dare la svolta definiva al film. Anche il rapporto tra le religioni risulta slegato e la resa comica basata sui giapponesi che equivocano sulle usanze dei “cristiani” non è neppure divertente.  Mentre vedevo il film mi aspettavo di vedere qualcosa di simile al grande capolavoro di Robert Bresson, almeno una sequenza che pone l’animale in primo piano diventando il fulcro del plot. Invece solo parti giustapposte alla rinfusa con una regia titubante e incerta, attori che non sembrano recitare.



Cluck (di Michael Lavelle, Irlanda 2011)

Un gruppo di giovani orfani scopre la vera natura dell’amicizia, quando quest’ultima sarà messa alla prova dall’arrivo di uno sconosciuto.

Un corto molto originale ed educativo, con un'ottima regia. I bambini sono formidabili. (Il volo del pulcino preso al volo dal ragazzino è da antologia).

Voto 4

Altro corto di qualità. Location meravigliosa (un collegio gestito da suore) bambini che recitano benissimo la parte di orfani vessati e capaci poi di ritrovare la propria unità nel proteggere l’ultimo arrivato, una sorta di bambino-pulcino. L’epilogo però indebolisce un po’ il film ricordando tanti episodi già visti in stile “l’unione fa la forza” in cui infine il “cattivo” viene sconfitto. Peccato perché secondo me, con pochi ritocchi, sarebbe stato il migliore di tutti.



Dad, Lenin and Freddy (di Rinio Dragasaki, Grecia 2011)

Negli anni 80, ad Atene, una bambina di nove anni, perde gradualmente il contatto con il padre stacanovista comunista. Lei fantastica che Vladimir Lenin vuole fargli del male. Le cose peggiorano quando il maniaco Freddy Krueger del film americano si unisce all’esercito russo.

Un corto pieno di stimoli. Concordo con i due commenti precedenti di Luca e Giusy: il Lenin santino, Freddy Krueger, le "torture", la bambina-"spia". Le suggestioni sono tante. Inoltre l'epilogo: dal sogno alla disco-dance con il ballo scatenato della piccola nel lampeggiare della luce psichedelica.

 Voto 5

Il corto segue un percorso immaginifico ricostruendo una realtà filtrata dalla fervida immaginazione della piccola convinta che qualcosa di brutto possa accadere a suo padre. Inoltre l’improvvisa  illuminazione del busto di Lenin sulla scrivania la induce a sorvegliare il genitore per scoprire cosa stia succedendo. Il percorso la porta a identificare il male nel “fanatismo” politico del capofamiglia e nella possibile alleanza tra Lenin e Freddy Krueger. Le idee politiche del padre, nonché la visione di Nightmare in casa del fidanzatino della sorella, accendono pertanto l’idea di cercare le cause del male nella speranza di conoscere chissà quali segreti . Il percorso la porta a  scoprire che il padre viene torturato dai due inediti alleati . L’urlo conclusivo della piccola con cui sconfigge il male e il suo ballo, nelle luci stroboscopiche della notte trasformate in luci da discoteca, aprono probabilmente alla bambina le porte di un’altra avventura. Forse il padre è salvo, forse la famiglia può continuare a sopravvivere tra i pericoli e le follie di una Grecia moderna. Un corto pieno di stimoli, citazioni, sequenze effervescenti. Tra i migliori della rassegna.




Een Bizarre Samenloop van Omstandigheden (di Joost Reijmers, Paesi Bassi 2011)

Per un assurdo caso del destino, ad Amsterdam si incrociano le vite dei tre protagonisti, Ferdy Bloksma, Erich Reinhardt e Jacob van Deyck. Essi dovranno affrontare una lunga giornata di situazioni imprevedibili e problematiche, che metteranno a dura prova la loro pazienza e resistenza.

Peccato perché l'idea è buona, ma secondo me nell'insieme il film non funziona. Il plot sembra dipanarsi con fatica, rimanendo sempre sulla superficie senza approfondire ad esempio lo stato d'animo dei personaggi e la loro predisposizione psicologica che "casualmente" conduce alla catastrofe.

Voto 3

La stupidità di tre personaggi che vivono in secoli diversi li porterà a commettere degli errori che causeranno una catastrofe ad Amsterdam. L’attimo di un calcio dato ad una lattina che centra in pieno un tombino non è la causa del disastro ma solo l’innesto di un evento preparato dalla dabbenaggine di tre uomini di tre epoche diverse (2011, 1943 e 1649). Le loro isolate e insignificanti azioni collegate dall’azione del tempo non creano una somma di eventi ma un crack inevitabile e altamente distruttivo (il crollo di Amsterdam). Metafora dell’idea che i grandi eventi siano in realtà il risultato di tante piccole azioni quotidiane, il film non funziona perché ci lascia sempre sulla superficie. Noi  che possiamo assistere al disastro dell’epilogo, riconoscere il climax, non sappiamo in realtà niente della vita dei tre uomini e dei loro problemi. Certo per questo il corto avrebbe avuto bisogno di un maggior respiro ma in fondo, visto che dura solo otto minuti e mezzo, mentre altri lavori arrivano anche a 25 minuti, forse qualche altro metro di pellicola sarebbe stato sufficiente a migliorarlo e renderlo più compatto.




Einspruch VI (di Rolando Colla, Svizzera 2011)

Il cortometraggio si basa su un fatto realmente accaduto in Svizzera, nel 2010. Il protagonista è Alex Khama, il quale fuggito dal suo paese, in Svizzera, chiede asilo. A Zurigo non trova nessun tipo di comprensione e nessuno disposto a spiegargli la sua situazione, tanto che la sua richiesta sarà respinta. Da questo momento inizierà un vero e proprio calvario, che terminerà con la sua morte.

Ripreso tutto in soggettiva riesce benissimo a metterci nei panni del personaggio. Inquadrature pertanto eccezionali, sceneggiatura ben strutturata che rende il film dinamico e coinvolgente. Eppure ci racconta una storia drammatica. Una tragedia che fa riflettere e che ti scava dentro l'animo.

Voto 5
La soggettiva è stata una scelta azzeccata per farci sentire nei panni dell’immigrato nel seguire un percorso che dalla speranza di fare una vita normale lo porta invece ad essere arrestato dall’ufficio immigrazione fino al drammatica conclusione.  Intensa la sequenza dell’epilogo che mostra l’hangar dell’aeroporto di Kloten (Svizzera) in cui vengono condotti gli immigrati in attesa di essere rimpatriati forzatamente. Indossano una sorta di casco da boxe, hanno mani e piedi legati e la testa coperta da una rete da apicoltore. La soggettiva, con lo sguardo limitato dalla struttura del casco, si sofferma sul luogo delle “torture” che accadono quotidianamente nella “civile” Svizzera. Un film coinvolgente, emozionante che invita a letteralmente a “mettersi nei panni” della vittima. Il corto è basato su una storia vera accaduta al nigeriano Ndukaku Chiakwa, deceduto il 17 marzo2010 in svizzera durante il rimpatrio forzato.



El trajecto (di Nadia Navarro, Spagna 2011)

Durante un viaggio Ana inizierà un lungo percorso. Un percorso che si rivelerà fondamentale per la scoperta di se stessa.

Certe idee sono molto interessanti e potrebbero essere utilizzate per un altro lavoro magari meglio strutturato (le "tre" ragazze, i binari, l'epilogo). Ma non riescono purtroppo a salvare un'opera (posso dire?) banale.

Voto 3

Ritengo che le metafore di questo corto (la metropolitana come viaggio nella mente di Anna; la triplicazione della protagonista come personificazione dei suoi sentimenti e delle sue sensazioni) prima della decisone finale come risposta al bacio di Michael, siano troppo consumate ed evidenti, lasciando la sensazione che la ragazza sia una persona superficiale. Niente da obiettare sulla storia, ma credo che la regista avrebbe potuto girare una “normale” giornata di due ragazzi e relativo rifiuto di lei alle avances di lui utilizzando altri criteri e mostrando meglio preoccupazioni e problematiche di una ragazza di oggi alle prese magari con discriminazioni e precariato (tanto per citare alcuni esempi).

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